la costa dei trabocchi

Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simili ad un ragno colossale. La grande macchina pescatoria composta di tronchi scortecciati di assi e di gomene che biancheggiava singolarmente simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano. Il trabocco, quella grande ossatura biancastra protesta su la scogliera..forma irta e insidiosa in agguato perpetuo, pareva sovente contrastare la benignità della solitudine. Ai meriggi torridi e ai tramonti prendeva talora aspetti formidabili. La lunga lotta contro la furia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva di vivere di una vita propria, aveva un’aria e un’effige di corpo animato.

Gabriele D’Annunzio, Il Trionfo della Morte

Il traboccho, elemento distintivo dell’omonima costa, rappresenta un’opera di ingegneria antica e unica nel suo genere, una macchina pescatoria che domina l’orizzonte, la cui forma si fonde perfettamente con il paesaggio circostante. Le mie fotografie in bianco e nero vogliono catturare l’essenza di queste opere d’arte della pesca, riproducendo la loro bellezza e la loro maestosità, nonché la loro storia millenaria. Ogni fotografia rivelerà il carattere indomito del mare, la sua forza e la sua imprevedibilità ed una riflessione sulla bellezza della natura e della cultura, a testimonianza di come l’uomo abbia saputo adattarsi al paesaggio circostante per trarre il massimo dalla sua generosità.